giovedì 9 febbraio 2012

FRA' CAZZO DA VELLETRI

Fraccazzo da 
Velletri.
A Roma si usa spesso e volentieri la figura di "Fra' Cazzo da Velletri" (nella versione contratta "Fraccazzo da Velletri") per ricordare ironicamente a qualcuno le sue responsabilità, con particolare riferimento alle circostanze di cui egli si lamenta pur essendo in ultima analisi dovute alla sua stessa incuria.

A titolo meramente esemplificativo, se il proprio convivente si lagna del disordine che regna in casa, è assai appropriato indicare i libri che lui stesso ha ammonticchiato alla rinfusa qua e là chiedendogli contestualmente: "Ah, non riesci più a vivere in questo casino? E 'sti libri chi ce li ha messi qua, Fraccazzo da Velletri?".

La figura retorica di Fraccazzo da Velletri mi è tornata in mente proprio stamattina, mentre guardavo estasiato il grande banner che campeggia sul sito del Popolo della Libertà, con il quale i nostri amici azzurri sottolineano l'urgenza di restituire agli elettori il potere di scegliere chi li rappresenterà in parlamento, senza peraltro peritarsi di precisare che sono stati loro stessi, qualche anno fa, a sottrargliela mediante la legge n. 270 del 21 dicembre 2005, meglio nota alle cronache come "Porcellum".

Ebbene, io sono assai lieto che quelli del PdL abbiano deciso di rendere ai cittadini la loro libertà di scelta; non posso esimermi, tuttavia, dal porre loro una domandina facile facile: e chi gliela aveva tolta, Fraccazzo da Velletri? Così, tanto per tenermi in esercizio col dialetto.

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